27/7/2018 – L’EPOS

Venerdì 27 luglio 2018, dalle ore 18:30 alle ore 20:30, in via Dante 25, unico appuntamento per visitare l’installazione, già set del film omonimo “L’Epos” di Manfredi Beninati.
Con una performance dal vivo di Maziar Firouzi.

ANTEPRIMA STAMPA
ore 10:00 – 12:00

R.S.V.P.
info@flaviobeninati.net  


L’Epos – “Parola”, “racconto”. Narrazione che scatta, si svolge e s’inceppa come pellicola di un film, divenendo fermo-immagine nella mente, serbatoio già zeppo di icone narrative più o meno coscienti. Ricordi astratti estrapolabili dai negativi sinaptici, detriti aggrovigliati nel confluvio di correnti provenienti da dimensioni spazio-temporali personali o plausibilmente oggettive ma aggettanti nell’intimo e nella fantasia, inconciliabili all’apparenza eppure coesistenti nella reale virtualità. Come plurime esposizioni di fotografie analogiche, come in pellicole sovrapposte di camere oscure, corrose da acidi, frammenti di storie, di vite, di messe in scena.

Anelli di una catena combinabili a piacimento, con incastri non per forza logici, perle del fantomatico DNA che, pur accomunando ogni individuo, assume in ognuno le più inimmaginabili declinazioni e le più paurose configurazioni. Un miscuglio, una persistenza di enti transeunti pur accumulati in livelli che descrivono la più intima e patente essenza di questa installazione che prende luogo fisico e metafisico nel set cinematografico dell’omonimo film “L’Epos”.

Un film ideato, scritto, diretto e interpretato dallo stesso artista Manfredi Beninati che, dell’accumulo di materia materica, culturale, visiva e visionaria ha fatto la sua sua poetica. Una poetica che vibra tra le trame velate della sua colta pittura e le stratificazioni delle sue sculture, così come tra i livelli fisici e mentali delle sue installazioni, in genere osservabili da una soglia e fruibili grazie alle suggestioni di un dedotto “prima” e di un immaginato “dopo”. Estremi qui, forse, non più tanto agli antipodi ma gustabili nell’ “hic et nunc” del percorso, questa volta anche concreto. L’Epos – “parola”, “racconto”, “narrazione”. Narrazione del racconto, di un racconto, delle mille versioni di un racconto, del proprio racconto. E poi silenzio, pausa. Poi o contemporaneamente.

L’Epos – “poesia”, poièsi e autopoièsi. Narrazione passiva, subita, indotta, costruita, costruttiva, poetica. Che scorre intrufolandosi nei meandri psichici, trasformandosi – o meno – in senso. Senso-significato e/o senso-sentimento, senso senza senso. Con o senza consenso. (E. Urbano Raimondi)